domenica 26 febbraio 2012

Nuova sede del circolo UAAR di Salerno



Unione degli

Atei e degli

Agnostici

Razionalisti 



Circolo di Salerno





Il circolo UAAR di Salerno, in attesa di una sede istituzionale da tempo promessa, decide di non restare più senza una sede e dunque si dota finalmente di una nuova sede in Via Cassese, 30

Sede UAAR Circolo di Salerno

Via Cassese, 30

84122 - Salerno (SA)
orario: giovedi 18,30-20,30
telefono 089253145
cellulare 3289147853
mail salerno@uaar.it





mercoledì 22 febbraio 2012

Darwin Day 24 Febbraio 2012 ANGRI


In occasione del compleanno di Darwin il circolo UAAR di Salerno organizza diversi eventi nella provincia, il 24 febbraio il 3' presso l'Officina delle Idee di Angri (Corso Italia, 18). Dalle 18,30 presentazione del libro "Il senso della vita senza dio. Prendere Darwin sul serio." seguirà dibattito. Presenta e modera il coordinatore del circolo di Salerno il Ph.D. Fabio Milito Pagliara. Al termine del dibattito i presenti si riuniranno per una cena conviviale.

Recensione del libro tratta dal sito www.uaar.it

http://www.uaar.it/ateismo/opere/il-senso-della-vita-senza-dio-stewart-williams-mori









Il senso della vita senza dio. Prendere Darwin sul serio

Il senso della vita senza dio. Prendere Darwin sul serio
Steve Stewart-Williams
Espress 2011, pp. 397, 24,90 euro
ISBN: 978-88-97412-113
EAN 9788897412113
Ordina questo libro da IBS Italia Ordina questo libro da Feltrinelli
Non un altro libro sull’etica senza Dio, ma nemmeno un altro libro sull’evoluzionismo. Quello di Steve Stewart-Williams, che insegna presso la Swansea University, è invece un libro sull’impatto che l’evoluzionismo ha avuto, ha e dovrebbe avere sulle grandi questioni filosofiche: l’esistenza di Dio, il posto degli uomini nella natura, le piccole e grandi scelte morali. Il tutto condito con un approccio dichiaratamente ateo, dalla prima all’ultima pagina.
Curato da Maurizio Mori, che da parte sua rileva «la definitiva conclusione dei tempi in cui l’ateo era persona da guardare con diffidenza e sospetto», il volume si basa sulla constatazione che, «dopo Darwin, dio poggia su un terreno meno solido». Oggi, solo «una visione del mondo ateistica e darwiniana offre una spiegazione pienamente convincente dell’esistenza di sofferenze gratuite nel mondo, un chiarimento che richiede molte meno contorsioni intellettuali dell’alternativa teistica». Né le ‘spiegazioni’ si fermano qui. Le prove ‘classiche’ dell’esistenza di Dio, già messe a dura prova da Kant e ulteriormente incrinate dall’evoluzionismo, in seguito alle scoperte dell’astrofisica sono state praticamente ridotte a brandelli. Da un punto di vista filosofico il teismo è finito ormai in un angolo, e l’unica posizione alternativa all’incredulità che può avere ancora un barlume di attendibilità è quella deista. E tuttavia, sostiene Stewart-Williams, «il deista dovrebbe porsi questa domanda: se l’universo, con o senza dio, risulterebbe lo stesso, che ragione abbiamo per avere fede?»
Gli effetti del darwinismo non si fermano qui. L’evoluzionismo ha messo in discussione anche due dualismi, quello mente-materia e quello uomini-animali. Il senso della vita senza Dio è un libro che piacerà in particolare agli animalisti, perché le implicazioni della caduta dell’uomo da immagine di Dio a scimmia nuda rappresentano un punto su cui l’autore si sofferma parecchio, in particolare sulla negazione dell’idea «di un cammino precostituito di progresso evolutivo» che veda come compimento il sapiens dotato di ragione e linguaggio. Punti di vista terrestri, commenterebbe Stewart-Williams: chissà se gli uccelli ridono di noi, e della nostra incapacità di volare.
Il senso della vita senza dio è che non serve Dio per dare senso alla vita. Di morali ce ne sono tante, e sta a noi costruircene una, possibilmente rinunciando a quelle dottrine etiche che «ritengono sia più importante eliminare il piacere di certi gruppi di persone piuttosto che il dolore di altri». Stewart-Williams fa propria una concezione del mondo basata su una parola fuori moda, ‘nichilismo’ (peraltro anche il bersaglio preferito di un altro fuori moda quale Benedetto XVI), ma che usa per tradurre una convinzione, l’idea – la constatazione? - che «tutte le credenze morali sono false, perché sono tutte, indistintamente, senza fondamento». È per questo che dobbiamo rivolgerci a norme, possibilmente razionali. che tutti noi siamo chiamati a rispettare: «per la stessa ragione per cui aderiamo alle regole degli scacchi ed esigiamo che gli altri le rispettino, sottostiamo alle regole morali ed esigiamo che gli altri facciano lo stesso; non perché esse riflettano verità fuori dal tempo e situate nella mente di dio e in qualche platonico mondo delle idee, ma perché rispettarle ha effetti desiderabili». Una migliore qualità della vita. Nel corso dell’unica vita che viviamo.
Nella prefazione all’edizione italiana, l’autore plaude anche «agli sforzi degli atei italiani», attendendo «il giorno in cui il mondo, risvegliandosi, riconoscerà le loro conquiste». Un libro a suo modo militante, ma anche un esempio di quel percorso di riflessione, elaborazione ed esposizione che troppe volte manca a tanti volumi in libreria. Sulla scia di Dan Dennet, le questioni che affronta sono stimolanti e, anche se talvolta si va sul difficile e ci si attarda in polemiche, la scrittura vivace che lo contraddistingue non ne rende mai noiosa la lettura.

Raffaele Carcano
Novembre 2011

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lunedì 13 febbraio 2012

Darwin Day 21 Febbraio 2012

In occasione del compleanno di Darwin il circolo UAAR di Salerno organizza diversi eventi nella provincia, il 21 febbraio il 2' presso la libreria La Feltrinelli di Salerno. Dalle 17,30 presentazione del libro "La vita inaspettata. Il fascino di un evoluzione che non ci aveva previsto" seguirà dibattito. Presenta e modera il coordinatore del circolo di Salerno il Ph.D. Fabio Milito Pagliara. In serata i soci e i simpatizzanti si recheranno a cenare in un locale della zona.

Recensione del libro tratta dal sito www.uaar.it




Telmo Pievani - La vita inaspettata

La vita inaspettata. Il fascino di un’evoluzione che non ci aveva previsto
Telmo Pievani
Raffaello Cortina Editore 2011, 253 pp., 21,00 euro
978-88-6030-407-0
La vita inaspettata è un libro che parte da Darwin, definito come l’uomo che per primo ebbe il coraggio di «oltrepassare il segno»; riparte da dove si era fermato Gould concludendo La vita meravigliosa, e giunge infine ad aggiornare in maniera precisa lo stato dell’arte delle discussioni sull’evoluzione. Ha come trait d’union «il concetto centrale dell’evoluzione, la contingenza storica, che non è stato ancora accolto nei nostri sistemi di pensiero»: e rappresenta, dunque, anche un grande sforzo per cercare di colmare questa lacuna.
Nonostante i tentativi di Letizia Moratti, a scuola la teoria dell’evoluzione è insegnata: quantomeno nelle scuole pubbliche e perlomeno per sommi capi. Scarsa è invece l’attenzione prestata a molti suoi aspetti che vengono erroneamente considerati minori. Uno di questi, di un’evidenza quasi palmare, è che «la vita ha sperimentato strategie indipendenti e “ci ha provato” più volte». Il tempo profondo, ricorda Pievani, è invece «pieno di ipotesi di vite alternative che hanno fallito per ragioni forse non sempre connesse a una loro inadeguatezza». I perdenti, tutto sommato, «spesso non erano così malaccio»: i vincenti, come pikaia, uno dei più antichi cordati, erano invece sparuti e  molto gracili, rispetto alle altre specie coeve.
Vale anche per noi, perché «in almeno una fase della nostra storia evolutiva ci siamo ritrovati davvero in pochi: bande sparse di ominini, mobili e intraprendenti, ma con numeri che oggi rasenterebbero il rischio estinzione». Potevamo dunque non esserci, così come potevano essere alquanto diversi: non dimentichiamo che fino a 13.000 anni fa viveva ancora l’homo floriesensis, alto poco più di un metro e alquanto diversi da noi. Sembra proprio non essere mai successo che «il vessillo dell’umanità fosse eroicamente imbracciato da una specie solitaria»: anche non ci facciamo caso, ci sono stati altri uomini che hanno visto «laghi, fiumi, foreste e praterie verdi nel Sahara». Gli hominina sono passati per sperimentazioni adattative durate sei milioni di anni nelle quali sembra proprio difficile «rintracciare una qualche tendenza inevitabile, una direzione, una traiettoria privilegiata, una freccia del tempo». Siamo invece «figli contingenti di “sola storia”, cioè di una sequenza di eventi irripetibili e generosi».
I meccanismi del cambiamento evolutivo sono ormai noti: la mutazione, la selezione, la deriva genetica, la migrazione e gli schemi evolutivi su larga scala. Alla base vi sono tre fattori: «vincoli interni (strutture); pressioni selettive esterne (funzioni di sopravvivenza in un ambiente); eventi storici peculiari». C’è ovviamente ancora molto da studiare, ma c’è relativamente poco da discutere. All’interno del mondo scientifico il confronto continua, e il testo vi dedica una certa attenzione (per esempio analizzando i teorici della complessità). Il problema è che continua anche la messa in discussione della teoria evolutiva. Per quanto i sostenitori dell’intelligent design non siano riusciti a far avanzare granché le proprie tesi nel corso degli ultimi anni, l’attenzione che raccolgono in molti ambienti è tuttora massiccia.
Pievani sottolinea come, forse, sia «proprio la nostra solitudine a farci veder l’evoluzione in modo lineare e progressivo. In mondi controfattuali alternativi dove non fossimo soli, faticheremmo a concepirci come i predestinati e forse capiremmo ancora meglio che cosa significhi davvero essere umani». Siamo abituati a pensare in questo modo, ed occorrerà molto tempo prima che queste implicazioni siano colte anche all’esterno del mondo scientifico. Non è un caso che le critiche alla teoria evolutiva abbondino sulla scrivania di chi scienziato non è - anche se magari è costretto a far ricorso ad argomentazioni pseudo-scientifiche per tentare di rendere plausibile un ragionamento fallato in partenza. Ambienti in cui si continua a cianciare dell’impossibilità di un’evoluzione «per puro caso», quando ben pochi ricercatori sostengono ormai una posizione così estrema. L’autore deve così ribadire, ancora una volta, che «l’assenza di una direzione e di una necessità intrinseca non consegna l’evoluzione al “cieco caso” e alla fredda democraticità del puro calcolo delle probabilità, bensì a un’interrelazione fra elementi casuali e storici, funzionali e strutturali, che produce una molteplicità di storie possibili. Non infinite, possibili».
Si continua a mettere in dubbio la validità dell’impianto darwiniano anche insistendo sugli anelli mancanti, come se dall’Ottocento a oggi non fosse cambiato nulla, e nonostante molti vuoti stiano pian piano cominciando a essere occupati grazie alla continua scoperta di nuovi fossili. Secondo Pievani, insistendo sugli anelli mancanti gli antievoluzionisti commettono un doppio errore, di pensare che il quesito non abbia una risposta «e di inferire da ciò che sia necessario arrendersi chissà perché al subitaneo miracolo interventista di un disegnatore intelligente». A suo dire «è uno schema di ragionamento, tipicamente umano, che fa sì che ciò che appare molto improbabile ci sembri anche impossibile, e che come tale debba allora essere spiegato attraverso un disegno, un piano, l’intenzione di qualcuno». Quando si partecipa insieme ad altri milioni di persone a una lotteria si sa che la vincita è un evento altamente improbabile, e pur tuttavia si sa anche che un vincitore ci sarà.
Toccherebbe a chi sostiene la tesi dell’intelligent design trovare «elementi che mostrino come il suo esito attuale fosse non soltanto l’unico possibile, ma addirittura il fine ultimo del processo stesso», dimostrando che «il presente realizzato ha causato il processo stesso, attirandolo a sé fin dall’inizio». L’onere della prova grava su chi afferma. Non la pensano così le gerarchie ecclesiastiche, le cui posizioni Pievani sintetizza efficacemente così: «è creazionismo, ma non si può dire». I loro testi contengono infatti «premesse imposte d’autorità, postulati assoluti, fonti parziali, definizioni arbitrarie dei termini, dichiarazioni apodittiche e conclusioni che in molti casi non discendono comunque dalle premesse». Una «ragione ideologica», la loro, «che strumentalizza fonti e argomenti per avvalorare una tesi preconcetta». Più o meno la stessa «Ragione creatrice» che Benedetto XVI ha posto all’origine dell’universo, senza ovviamente portare evidenze a supporto: ma lamentandosi, nello stesso tempo, che «la teoria dell’evoluzione non è dimostrabile sperimentalmente in modo tanto facile perché non possiamo introdurre in laboratorio 10.000 generazioni». Peccato che esperimenti sul batteri del tipoescherichia coli (così tanto di moda) abbiano oltrepassato da tempo le 40.000 generazioni.
Ma il papa non si smentisce mai. In tutti i sensi. In troppi ambiti si continua a ritenere legittimo che, a ogni domanda senza risposta, la risposta giusta sia quella religiosa. La Chiesa sembra ormai far esplicitamente proprio il concetto di Dio tappabuchi: e non lo fa solo il papa, ma anche teologi eterodossi come Mancuso e Küng. Peccato che, oltre un secolo e mezzo dopo le riflessioni di Darwin, sia difficilissimo trovare riflessioni teologiche sugli icneumonidi.
E peccato, anche, che ogni tanto le domande inevase trovino qualche risposta, invariabilmente diverse da quelle data fino a quel momento. Man mano che «franano le evidenze di finalità, e si fa sempre più fatica a difendere la somma saggezza dell’autore del mondo con gli argomenti tradizionali», allora, scrive Pievani, «si sposta l’attenzione sul piano psicologico e si paventa il fatto che la contingenza spalancherebbe su di noi una visione infelice e malinconica dell’umanità e del suo posto nella natura». Quell’umanità «disperata» di cui parla spesso il papa.
Non è affatto così, spiega Pievani nel finale del libro, in cui si toccano temi più decisamente etici. Certo, la contingenza è più impegnativa delle due alternative estreme, «il puro caso» e «la dura necessità», entrambe «deresponsabilizzanti»: la prima perché conduce al fatalismo, l’altra invece al finalismo fideista che sostiene che, poiché la nostra esistenza «non può essere frutto del caso, dunque non resta che abbandonarci fiduciosi al disegno». La contingenza storica non fornisce scorciatoie. Al contrario, «ci prende gentilmente per le spalle e ci chiede di guardare dritte negli occhi le evidenze raccolte, per il momento, dalla scienza»: «se il passato era aperto, e a maggior ragione lo è il futuro, le scelte contano, la storia si può cambiare».
Non c’è quindi alcun motivo per abbandonarci al disorientamento: anche se la chiamata alla responsabilità personale a molti non piace, la contingenza possiede «un senso liberatorio» e ci offre «un’occasione di consapevolezza e di maturità». Perché «la rivoluzione darwiniana, riletta attraverso le evidenze di oggi, arricchisce, aggiorna e riempie di nuovi significati la grande tradizione della saggezza naturalistica di Spinoza e di Leopardi».
Ci si duole spesso di quanto la prevalenza delle scienze umanistiche noccia, in Italia, alla ricerca scientifica. È quasi un dato di fatto, e costituisce sicuramente un problema. Ma ci si dimentica che porta anche alla pubblicazione di libri di impianto divulgativo (ma non solo) scritti decisamente meglio che altrove.
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Raffaele Carcano
Giugno 2011

domenica 12 febbraio 2012

Darwin Day 12 Febbraio 2012

In occasione del compleanno di Darwin il circolo UAAR di Salerno organizza diversi eventi nella provincia, il 12 febbraio il 1' presso SpazioDonna a Salerno. Dalle 17,30 presentazione del libro "Il senso della vita senza dio. Prendere Darwin sul serio." seguirà dibattito. Presenta e modera il coordinatore del circolo di Salerno il Ph.D. Fabio Milito Pagliara. Al termine del dibattito un breve rinfresco in onore di Darwin.

Recensione del libro tratta dal sito www.uaar.it

http://www.uaar.it/ateismo/opere/il-senso-della-vita-senza-dio-stewart-williams-mori

Il senso della vita senza dio. Prendere Darwin sul serio

Il senso della vita senza dio. Prendere Darwin sul serio
Steve Stewart-Williams
Espress 2011, pp. 397, 24,90 euro
ISBN: 978-88-97412-113
EAN 9788897412113
Ordina questo libro da IBS Italia Ordina questo libro da Feltrinelli
Non un altro libro sull’etica senza Dio, ma nemmeno un altro libro sull’evoluzionismo. Quello di Steve Stewart-Williams, che insegna presso la Swansea University, è invece un libro sull’impatto che l’evoluzionismo ha avuto, ha e dovrebbe avere sulle grandi questioni filosofiche: l’esistenza di Dio, il posto degli uomini nella natura, le piccole e grandi scelte morali. Il tutto condito con un approccio dichiaratamente ateo, dalla prima all’ultima pagina.
Curato da Maurizio Mori, che da parte sua rileva «la definitiva conclusione dei tempi in cui l’ateo era persona da guardare con diffidenza e sospetto», il volume si basa sulla constatazione che, «dopo Darwin, dio poggia su un terreno meno solido». Oggi, solo «una visione del mondo ateistica e darwiniana offre una spiegazione pienamente convincente dell’esistenza di sofferenze gratuite nel mondo, un chiarimento che richiede molte meno contorsioni intellettuali dell’alternativa teistica». Né le ‘spiegazioni’ si fermano qui. Le prove ‘classiche’ dell’esistenza di Dio, già messe a dura prova da Kant e ulteriormente incrinate dall’evoluzionismo, in seguito alle scoperte dell’astrofisica sono state praticamente ridotte a brandelli. Da un punto di vista filosofico il teismo è finito ormai in un angolo, e l’unica posizione alternativa all’incredulità che può avere ancora un barlume di attendibilità è quella deista. E tuttavia, sostiene Stewart-Williams, «il deista dovrebbe porsi questa domanda: se l’universo, con o senza dio, risulterebbe lo stesso, che ragione abbiamo per avere fede?»
Gli effetti del darwinismo non si fermano qui. L’evoluzionismo ha messo in discussione anche due dualismi, quello mente-materia e quello uomini-animali. Il senso della vita senza Dio è un libro che piacerà in particolare agli animalisti, perché le implicazioni della caduta dell’uomo da immagine di Dio a scimmia nuda rappresentano un punto su cui l’autore si sofferma parecchio, in particolare sulla negazione dell’idea «di un cammino precostituito di progresso evolutivo» che veda come compimento il sapiens dotato di ragione e linguaggio. Punti di vista terrestri, commenterebbe Stewart-Williams: chissà se gli uccelli ridono di noi, e della nostra incapacità di volare.
Il senso della vita senza dio è che non serve Dio per dare senso alla vita. Di morali ce ne sono tante, e sta a noi costruircene una, possibilmente rinunciando a quelle dottrine etiche che «ritengono sia più importante eliminare il piacere di certi gruppi di persone piuttosto che il dolore di altri». Stewart-Williams fa propria una concezione del mondo basata su una parola fuori moda, ‘nichilismo’ (peraltro anche il bersaglio preferito di un altro fuori moda quale Benedetto XVI), ma che usa per tradurre una convinzione, l’idea – la constatazione? - che «tutte le credenze morali sono false, perché sono tutte, indistintamente, senza fondamento». È per questo che dobbiamo rivolgerci a norme, possibilmente razionali. che tutti noi siamo chiamati a rispettare: «per la stessa ragione per cui aderiamo alle regole degli scacchi ed esigiamo che gli altri le rispettino, sottostiamo alle regole morali ed esigiamo che gli altri facciano lo stesso; non perché esse riflettano verità fuori dal tempo e situate nella mente di dio e in qualche platonico mondo delle idee, ma perché rispettarle ha effetti desiderabili». Una migliore qualità della vita. Nel corso dell’unica vita che viviamo.
Nella prefazione all’edizione italiana, l’autore plaude anche «agli sforzi degli atei italiani», attendendo «il giorno in cui il mondo, risvegliandosi, riconoscerà le loro conquiste». Un libro a suo modo militante, ma anche un esempio di quel percorso di riflessione, elaborazione ed esposizione che troppe volte manca a tanti volumi in libreria. Sulla scia di Dan Dennet, le questioni che affronta sono stimolanti e, anche se talvolta si va sul difficile e ci si attarda in polemiche, la scrittura vivace che lo contraddistingue non ne rende mai noiosa la lettura.

Raffaele Carcano
Novembre 2011

giovedì 9 febbraio 2012

I Darwin Day del circolo di Salerno

Quest'anno il circolo di Salerno organizza 3 eventi per ricordare l'opera di Darwin e le sue implicazioni concettuali nel Salernitano (2 eventi a Salerno ed 1 ad Angri):

Domenica 12 febbraio alle ore 17,30 nei locali di Spazio Donna presentazione del libro "Il senso della vita Senza Dio. Prendere Darwin sul serio", con rinfresco celebrativo nella chiusura del dibattito

Martedì 21 febbraio alle ore 17,30 nei locali della libreria "La Feltrinelli" di Salerno presentazione del libro "La vita inaspettata. Il fascino di un evoluzione che non ci aveva previsto", seguirà dibattito

Venerdì 24 febbraio alle ore 18,30 nei locali dell'Officina delle Idee di Angri presentazione del libro "Il senso della vita Senza Dio. Prendere Darwin sul serio", seguirà dibattito

seguiranno le locandine dei 3 eventi, di seguito gli indirizzi:

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Data: domenica 12 febbraio dalle 17,30 alle 19,30
Evento: il dott. Fabio Milito Pagliara coordinatore del circolo UAAR di Salerno presenterà il libro "Il senso della vita senza dio. Prendere Darwin sul serio" con relativo dibattito, al termine festeggiamento del compleanno di Darwin!
Luogo: SpazioDonna
Indirizzo: Piazza Vittorio Veneto, 2 - Salerno (SA)

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Data: martedì 21 febbraio dalle 17,30 alle 19,30
Evento: il dott. Fabio Milito Pagliara coordinatore del circolo UAAR di Salerno presenterà il libro "La vita inaspettata. Il fascino di un'evoluzione che non ci aveva previsti", seguirà dibattito, in serata soci e simpatizzanti si ritroveranno per una cena conviviale
Luogo: libreria "la Feltrinelli" di Salerno
Indirizzo: Corso Vittorio Emanuele 220 (incrocio con via Torretta) - Salerno (SA)


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Data: venerdì 24 febbraio 2012 ore 18,30
Evento: il dott. Fabio Milito Pagliara coordinatore del circolo UAAR di Salerno presenterà il libro "Il senso della vita senza dio. Prendere Darwin sul serio" con relativo dibattito
Luogo: Officina delle Idee
Indirizzo: Corso Italia, 18 - ANGRI (SA)

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gli incontri sono aperti a tutti
per informazioni salerno@uaar.it o 3289147853


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