Segnaliamo alcuni libri usciti recentemente in cui si approfondiscono i temi di cui si interessa l’Uaar. Tutti i testi sono stati acquisiti dalla
Biblioteca Uaar e sono disponibili per la consultazione. Chi preferisce acquistare i suoi libri preferiti può farlo utilizzando i link a IBS qui sotto: in tal modo contribuirà a
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Liisa Liimatainen, L’Arabia Saudita. Uno stato islamico contro le donne e i diritti (Castelvecchi 2016, pp. 284, 19,50 euro)
L’Arabia Saudita non è lo Stato Islamico, ma è comunque uno Stato islamico. Non poi così tanto differente dall’altro nell’impostazione. La documentata inchiesta della giornalista finlandese è incentrata su quattro grandi temi: le donne, i (tanti) giovani, la Provincia Orientale (quella del petrolio e della minoranza sciita) e la politica. Il quadro di insieme è impressionante e ripropone il ben noto dilemma: la patria del wahhabismo è un paese totalitario e, nel contempo, un fedele alleato dell’Occidente. Famoso per il divieto di guidare per le donne, ma in cui un matrimonio su cinque finisce poi divorzio — nemmeno questa, però, è una buona notizia per il mondo femminile. Un paese cruciale colpito da una bolla demografica: “una tempesta è in arrivo?”, si chiede l’autrice alla fine dell’opera. Speriamo proprio, verrebbe da rispondere.
Maurizio Balistreri, Il futuro della riproduzione umana (Fandango 2016, pp. 216, 19,00 euro)
Louise Brown, la prima “bimba in provetta”, ha oggi 38 anni. Di tempo ne è passato, gli ardori dei demonizzatori della fecondazione artificiale si sono placati (anche grazie ai giudici, vedi legge 40) e la scienza ha fatto enormi passi avanti. E molti ancora ne farà, probabilmente: stiamo per assistere a una moltiplicazione delle metodologie riproduttive, e persino del numero dei genitori biologici. Maurizio Balistreri ha voluto scrivere un libro che possa “aiutare il lettore ad avvicinarsi, anche con l’immaginazione, alle nuove realtà che si aprono”. Da buon bioeticista, ha premesso un capitolo in cui si chiede se “è giusto avere bambini usando le tecnologie”. Concludendo che “le principali preoccupazioni nei confronti dei nuovi metodi di nascere sono ingiustificate”
Raoul Vaneigem, Disumanità della religione (Massari 2016, pp. 192, 12,00 euro)
Vaneigem è noto non solo quale esponente del situazionismo, ma anche per essere l’autore di testi che attaccano frontalmente la religione. Gli amici, scrive nella prefazione, lo hanno accusato di dedicare troppa attenzione al tema. E lui, passati gli 80, ha deciso di scriverne ancora un altro. È convinto che fedi e leader di fede siano “gli ultimi avatar di migliaia di anni di sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo”, per cui si è proposto di “esaminare ciò che sussiste in noi dei comportamenti religiosi”. Tanto, ovviamente. La tesi che, insieme al capitalismo, la fede corrisponda a ciò che di inumano e non umano ancora conserviamo rimane ovviamente materia di ampia discussione. Il volume è una breve contro-storia del fenomeno religioso e piacerà agli anticlericali che ne auspicano il superamento.
Caroline Fourest, Le génie de la laïcité (Grasset 2016, pp. 280, 20,00 euro [14,99 euro in e-book], in francese)
La laicità non favorisce la radicalizzazione, e la Francia non è islamofoba né tantomeno razzista. È quanto ribadisce Caroline Fourest: giornalista e saggista, conduce da anni appassionate battaglie in favore della laicità e contro i suoi nemici (e i suoi falsi amici). Nel suo ultimo libro si sofferma su molti temi: i problemi posti dall’islam, le differenze con il modello Usa (basato sulla libertà religiosa, più che sul separatismo), la storia della laicità in Francia e la situazione attuale: in cui, di fronte al fascino che il comunitarismo riscuote ormai a sinistra, Marine Le Pen rischia assurdamente di sembrare l’ultimo difensore della laicità, Al ritmo con cui si susseguono gli attentati, scrive Fourest, l’alternativa sarà tra laicità e fascismo. E formula numerose proposte per far sì che sia la legge del 1905, peraltro largamente sostenuta dai francesi, a costituire la base degli interventi necessari, non il contrario.
Shadi Hamid, Islamic Exceptionalism: How the Struggle Over Islam Is Reshaping the World (St. Martin’s Press 2016, pp. 320, 18,35 USD [12,82 USD in e-book], in inglese)
L’eccezione islamica risiede nel suo rapporto con la politica, in particolare con le istituzioni pubbliche quali si sono andate definendo negli ultimi due secoli. Perché l’islam è politico sin dall’inizio, con Maometto e i quattro califfi “ben guidati”. Shadi Hamid, musulmano che vive a Washington, è un esperto di islam e istituzioni. Il testo si dipana analizzando l’ondata islamista in Egitto, Turchia, Tunisia e nei territori dello Stato islamico. Ed è venato da un forte pessimismo, peraltro comprensibile alla luce degli esiti della primavera araba. Hamid invita tutti a prendere sul serio la questione, soprattutto in Occidente, affermando che “l’unica soluzione a lungo termine è trovare un posto per l’islam, nelle sue varie forme politiche, all’interno del processo democratico”.
Lo staff della Biblioteca Uaar