lunedì 30 novembre 2009

Dieci buone ragioni per iscriversi all'UAAR





1. Perché tutela i diritti civili degli atei e degli agnostici
I cittadini italiani che non appartengono ad alcuna religione sono diversi milioni, e in aumento. Nonostante la loro sia la concezione del mondo più diffusa in Italia dopo quella cattolica, subiscono concrete discriminazioni. L’UAAR assicura da anni, attraverso lo sportello soslaicita@uaar.it, una consulenza giuridica gratuita a tutti i cittadini che le scrivono lamentando una violazione dei principi costituzionali di uguaglianza di tutti i cittadini e di laicità dello Stato. Se se ne ravvede l'opportunità, li assiste anche nelle conseguenti iniziative giuridiche.
2. Perché difende e promuove la laicità dello Stato
La laicità dello Stato è un supremo principio costituzionale che ha sempre trovato difficoltà a essere attuato integralmente. Per di più, negli ultimi tempi, è stato messo seriamente a rischio dal crescere delle ingerenze ecclesiastiche, che sembrano non trovar più alcuna opposizione da parte del mondo politico.
Per difendere e affermare la laicità dello Stato l’UAAR si è fatta promotrice di numerose iniziative legali su diversi argomenti: dalla laicità della scuola ai simboli religiosi negli edifici pubblici, dal diritto alriconoscimento della propria identità non religiosa all’invadenza cattolica in RAI. Tali iniziative sono giunte alla Corte Costituzionale, in Cassazione e alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, e alcune di esse sono già state coronate da successo: grazie all’UAAR è ora possibile sbattezzarsi, e sembra concretamente possibile rimuovere i crocifissi dagli edifici scolastici.
Questa attività non è comunque soltanto giuridica, l’UAAR promuove diverse campagne di informazione e di sensibilizzazione, dall'Otto per mille agli oneri di urbanizzazione alle confessioni religiose, fino all'ora alternativa.
L’UAAR non intende fermarsi qui. Vuole che l’Italia diventi finalmente un paese europeo, in cui siano promulgate leggi che riconoscano le unioni civili e il testamento biologico, che non discriminino in base all’orientamento sessuale, che riducano gli insostenibili tempi di attesa per le separazioni e i divorzi, che depenalizzino il ricorso all’eutanasia. Ritiene che sia venuto il tempo che la coscienza civile del nostro paese ponga fine ai cospicui privilegi concessi alle confessioni religiose, primo fra tutti l’otto per mille; che sia data la giusta attenzione, anche economica, alla ricerca scientifica; che si sostituisca l’ora di catechismo nelle scuole di ogni ordine e grado con un’ora di educazione civica, promuovendo un’etica della responsabilità individuale e della convivenza civile.
3. Perché valorizza le concezioni del mondo incredule e razionali
L’UAAR agisce concretamente per la valorizzazione sociale e culturale delle concezioni del mondo non religiose. A questo fine organizza in numerose città italiane i Darwin Day, assegna il Premio Brian alla mostra del cinema di Venezia e un premio di laurea a studenti meritevoli. Organizza inoltre conferenze e incontri culturali in tutta Italia, e gli Incontri del giovedì presso la sede nazionale di Roma. Partecipa amanifestazioni laiche di importanza nazionale. L'UAAR ha inoltre contribuito alla realizzazione della cosiddetta Seconda sindone.
Non manca nemmeno il lato sociale: è infatti curato dall'UAAR il primo esperimento italiano diassistenza morale non confessionale all'interno di un ospedale, avviato presso l'ospedale Le Molinette di Torino.
4. Perché diffonde informazione laica
Per i mezzi di informazione gli atei e gli agnostici non esistono, o sono considerati cittadini con una marcia in meno. E' ormai banale constatare il dilagare della presenza cattolica sulla stampa e sui canali radiotelevisivi, in particolare quelli pubblici. I cittadini italiani sono bombardati da informazioni a senso unico, e benché sia ovviamente impossibile (almeno per il momento) avere una voce anche solo lontanamente paragonabile come dimensione, l’UAAR ci prova. Il suo sito internet www.uaar.it è aggiornato quotidianamente e riceve ogni giorno circa 7.000 visite: vi si possono trovare notizie, articoli, recensionidocumenti, informazioni e dossier su tutto quanto riguarda la laicità e la non credenza. Il suo blog, le Ultimissime UAAR, è il più seguito in Italia tra quelli che affrontano tematiche legate alla laicità e alla religione (e all’assenza di essa). La sua rivista, L’Ateo, è un bimestrale a cui contribuiscono firme più che prestigiose: il più importante e autorevole periodico italiano dedicato alla laicità e alla non credenza.
5. Perché è un grande spazio di incontro e confronto
Sovente gli atei e gli agnostici pensano di essere gli unici a non credere in Dio, specialmente quando abitano in provincia. Internet riduce le distanze, e l’UAAR mette loro a disposizione community,commentiforummailing list: è il più grande spazio online di incontro e confronto tra non credenti, ma anche tra non credenti e credenti.
6. Perché dà visibilità ai non credenti
Nessuno come l’UAAR sa quanto atei e agnostici siano tendenzialmente refrattari a sentirsi parte di un gruppo. Tuttavia, nella società dell’immagine la forza del numero è importante, ed è necessario mostrare che i non credenti esistono e sono molto numerosi: più è forte e numerosa l’associazione in cui si riuniscono per tutelare i propri diritti, più sarà facile tutelarli e limitare, se non addirittura impedire, le discriminazioni che subiscono. Non è un caso che l’UAAR sia chiamata sempre più spesso a rappresentare i non credenti sui mass media e negli incontri interculturali. Ma, soprattutto, è per queste ragioni che l’UAAR ha organizzato il primo meeting nazionale Liberi di non credere, due giornate nazionali dello sbattezzo, e ha inoltre avviato anche in questo caso campagne di informazione e di sensibilizzazione, dallo sbattezzo alla bonifica statistica e alla creazione di sale del commiato. Fino a quella più nota di tutti, quella degli autobus “atei”.
7. Perché ha una credibilità istituzionale e internazionale
L’UAAR è l’unica associazione nazionale che rappresenti le ragioni dei cittadini atei e agnostici. È iscritta, con il numero 141, al registro nazionale delle associazioni di promozione sociale, istituito presso il ministero della solidarietà sociale, e questo le consente di essere destinataria delle scelte per il Cinque per Mille È già stata ascoltata in occasione di diverse audizioni parlamentari. È apartitica, e completamente indipendente da partiti o da gruppi di pressione di qualsiasi tipo: ritiene che gli atei e gli agnostici italiani siano persone perfettamente in grado di decidere da soli cosa votare, senza alcuna indicazione di voto. Ma non è apolitica, perché ritiene che soltanto attraverso cambiamenti legislativi sia possibile rendere finalmente, effettivamente laica la nostra Repubblica.
L’impegno dell’UAAR, conscia del clericalismo montante nel nostro paese, non è del resto soltanto italiano. L’UAAR è membro attivo sia dell’IHEU (l’Unione Internazione Etico-Umanista, che è consulente ufficiale di ONU, UNESCO, UNICEF e Consiglio d’Europa) che della EHF/FHE (la Federazione Umanista Europea, che è interlocutrice ufficiale della Commissione Europea ed è attiva anche all’interno dell’OSCE). L’UAAR opera sia indirettamente (attraverso i suoi rappresentanti nelle due organizzazioni), sia direttamente, con ricorsi e segnalazioni.
Ha inoltre avviato anche un progetto di solidarietà internazionale.
8. Perché è radicata sul territorio
Presente ormai in 19 regioni e 60 province, l’UAAR è un’associazione sempre più radicata sul territorio. Ciò le consente sia di essere interlocutrice delle amministrazioni locali, sia di poter amplificare a livello nazionale le discriminazioni e le violazioni del principio di laicità dello Stato attuate localmente confidando sulla scarsa informazione che le circonda. Ma, soprattutto, i circoli e i referenti territoriali UAAR svolgono un’attività culturale, informativa e di sensibilizzazione ormai imprescindibile, oltre a costituire un’ulteriore spazio di confronto e discussione.
9. Perché è in crescita
Nel 1998 Avvenire pubblicò un articolo dal titolo Gli ultimi atei, con cui prendeva in giro la scarsità di soci UAAR, allora 176 (“meno dei panda in Cina”). Undici anni dopo, il numero dei soci si è moltiplicato di oltre ventidue volte, le province in cui esiste una presenza organizzata UAAR sono aumentate da 8 a 60, gli accessi al sito sono letteralmente esplosi.
10. Perché vuol cambiare la società italiana
L’UAAR ritiene che sia ancora possibile fermare il declino dell’Italia e che si possa costruire, insieme, una società che consenta a tutti i cittadini di essere realmente se stessi, convivendo pacificamente in un paese contraddistinto da un reale pluralismo e dal rispetto reciproco delle scelte individuali.
Esistono tuttavia almeno altre mille buone ragioni per iscriversi all’UAAR: anzi, forse ogni suo socio te ne saprà indicare un’altra!
Lamentarsi non serve: o si subisce o si agisce. Perché l’Italia diventi un paese veramente laico, civile e plurale è necessario il sostegno di tutti coloro che condividono questa prospettiva. Se questa è anche la tua opinione, unendoti alle migliaia di soci UAAR farai la scelta giusta. La tua iscrizione sarà un piccolo, ma importante contributo per realizzare questo fondamentale obbiettivo.

Modulo online per iscriversi o abbonarsi a L’Ateo

Circolo UAAR di Bari presenta libro su Ipazia di Alessandria

Venerdì 4 dicembre alle ore 16, presso la Sala Murat (Piazza del Ferrarese, Bari) Adriano Petta, autore - con Antonino Colavito - del libro ''Ipazia. Vita e sogni di una scienziata del IV secolo'' (La Lepre Edizioni) terra' una conferenza dal titolo:

UNA STORIA DEL IV SECOLO: IPAZIA DI ALESSANDRIA, SCIENZIATA E MARTIRE DEL LIBERO PENSIERO

organizzata dal Circolo UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti) di Bari, in occasione della sua intitolazione ad ''Ipazia di Alessandria''.

Nel corso della conferenza, l'attrice Enza Molinari leggera' alcuni brani del libro.

Stefano Puglisi
Coordinatore del Circolo UAAR di Bari ''Ipazia di Alessandria'' (Tel. 347.8657288)





martedì 24 novembre 2009

Rinnovo iscrizioni UAAR


Cari soci e simpatizzanti voglio ricordare a tutti che l'iscrizione all'UAAR è per anno solare (ovvero scade per tutti il 31 dicembre, mentre l'iscrizione alla rivista va avanti per 6 numeri a prescindere).

Ora è il momento giusto per rinnovare l'iscrizione per il 2010, il modo più semplice per farlo è quello di andare sul sito UAAR all'indirizzo:  http://www.uaar.it/uaar/adesione/modulo/

il vantaggio di usare il modulo è anche quello di semplificare la gestione della privacy.

Ricordo le attività svolte dall'UAAR quest'anno (Ateobus, Darwinday, testamento biologico, sentenza no al crocifisso, sbattezzo, ora alternativa e tante altre) e dal Circolo di Salerno (darwin day, presentazione libri, iniziative ora alternativa e tutti gli incontri del circolo) e quelle che verrnno (darwin day, ora alternativa, testamento biologico, cineforum oltre a quelle che proporrete e ci aiuterete a realizzare).

a presto e buona iscrizione

venerdì 13 novembre 2009

Dopo la sentenza sui crocifissi in classe, minacce e intimidazioni in tutta Italia


Dopo la sentenza sui crocifissi in classe, minacce e intimidazioni in tutta Italia

Gli atei italiani denunciano numerosi episodi persecutori e intimidatori giunti al loro indirizzo dopo la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo sull’illegittimità del crocifisso in classe. Tre croci, accompagnate dalla scritta «Cristo», sono state dipinte sulla recinzione della casa della famiglia promotrice dell’azione legale. L’Uaar ha ricevuto messaggi minatori e insulti via mail. Il gruppo Facebook Se stacchi il crocifisso ti stacco le mani ha raggiunto i quindicimila adepti. Crocifissi sono stati appesi sulla porta della sede Uaar di Treviso, insieme alla scritta: «la vostra ragione non cancellerà la nostra tradizione». E ieri, davanti alla sede del partito radicale romano, è esplosa una bomba carta. Come firma, di nuovo un crocifisso.
«Ci pare evidente - dichiara Raffaele Carcano, segretario nazionale dell’Uaar - che questi sono i frutti della gogna mediatica allestita dai vari La Russa, Sgarbi, Santanchè, Meluzzi, sindaci leghisti, tutta la compagnia tribale che ha da subito insultato senza ritegno chi ha solo provato a difendere un principio costituzionale. Adesso, gli stessi che si sono impegnati per quel diritto costituzionale si vedono limitati nella propria libertà». A loro, alla famiglia di Abano Terme al centro della vicenda, va la piena solidarietà di atei e agnostici italiani.
«Non possiamo fare a meno di rilevare il silenzio assordante delle gerarchie ecclesiastiche su questi episodi. - conclude Carcano - Per questo ci permettiamo di suggerire loro di condannarli in fretta: se veramente vogliono convincerci che il crocifisso è un simbolo d’amore non è tacendo che ci riusciranno. E soprattutto, non è tacendo che dovrebbero fare di fronte a chi è cattolico davvero e, magari, si aspetterebbe un altro tipo di dialettica sulla questione».
Comunicato stampa UAAR


Come sempre in nome del loro dio e del suo presunto amore infinito gli uomini riescono a giustificare tutto...



domenica 8 novembre 2009

Per essere italiani bisogna essere cattolici?

La sentenza emessa dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo (in breve CEDU) che è una corte del Consiglio di Europa (organismo sovranazionale che riunisce 47 nazioni europee da non confondere con l'Unione Europea) - sentenza che trova inconciliabile l'esposizione del crocifisso (simbolo della religione cattolica) nelle aule e il rispetto dei diritti umani - è stata criticata in tutti i modi ma ha portato alla luce (ancora una volta) la confusione che esiste in Italia sui concetti base della democrazia liberale, della laicità e dei diritti umani.

Abbiamo sentito ministri affermare che la CEDU non conta nulla (fa niente che l'Italia la riconosce dal 1950), abbiamo sentito politici di ogni genere, grado e colore affermare che il crocifisso non si toglie dalle aule, insigni intellettuali balbettare che il crocifisso è un simbolo culturale, una tradizione, un simbolo di laicità e quant'altro.

Innanzitutto ricordiamo ai nostri politici e ai nostri concittadini che la religione cattolica non è religione di stato, poi che il crocifisso sarà anche un oggetto culturale ma è innanzitutto il simbolo della religione cattolica. E quindi invitiamo tutti a considerare il fatto che esporre il crocifisso in un aula della scuola statale (in un tribunale, in un ufficio statale aperto al pubblico) significa dire che quel simbolo è un simbolo dello stato, ma a che titolo lo stato italiano dovrebbe adottare come simbolo proprio il simbolo di una religione specifica? E questo che cosa implica per chi in quella religione non si riconosce?

Insomma essere italiani significa essere cattolici?
Lo stato vuole davvero discriminare i suoi cittadini in base all'appartenenza religiosa?

Chiediamo ai nostri politici di fare il loro dovere di politici, di ricordarsi che hanno giurato di servire la patria sulla costituzione italiana!

Io sono orgogliosamente italiano e sono un naturalista convinto (ateo, senza dio per di più apostata), se devo cambiare nazionalità fatemelo sapere!

La sentenza tradotta in italiano


sabato 7 novembre 2009

Crocifisso a scuola?

La sentenza della Corte Europea per i Diritti dell'Uomo (organismo sovranazionale riconosciuto da oltre 40 nazioni) le cui sentenze fanno giurisprudenza per i paesi che ne riconosco l'autorità (tra cui l'Italia) se confermata annullerà tutti gli alibi finora avanzati per continuare a esporre i crocifissi in luoghi che nulla hanno a che fare con la religione della Chiesa Cattolica Apostolica Romana.

Ci si potrebbe chiedere quale sia il problema?

A mio parere il problema del crocifisso nelle aule scolastiche (e negli uffici statali) non è una questione di offendere o non offendere gli atei o i credenti di altre religioni, ma piuttosto che  lo stato esponendo il crocifisso contraddice il suo dettato costituzionale di non discriminare i cittadini per credo religioso o convinzione filosofica, in quanto esponendo il simbolo di un unica religione (quella cattolica) sostiene implicitamente che quella religione è più importante delle altre (più uguale delle altre) religioni o convinzioni filosofiche.

Ricorrere alla questione della tradizione o della cultura oltre a svilire il significato simbolico del crocifisso riducendolo a mero oggetto culturale (il crocifisso come il mandolino?) trasforma la cultura da patrimonio vivo da cui tutti attingiamo continuamente per leggere il mondo a una caricatura decisa a tavolino di questo patrimonio (di valori, storia, arte e quant'altro fa "cultura e tradizione"). 



Dunque lo stato se proprio sente il bisogno di esporre simboli rappresentativi dei valori costituzionali e storici esponga i propri di simboli (simboli di tutti coloro che sono cittadini italiani) e rinunci ad imporre a tutti i simboli di una parte.







Qui di seguito gli interventi e le interviste televisive fatte al segretario e ad altri soci dell'UAAR in questi giorni:


UAAR al TG3 nazionale (RAI 3)


Crocifissi a "La vita in diretta" (RAI 1) 1/4
Crocifissi a "La vita in diretta" (RAI 1) 2/4
Crocifissi a "La vita in diretta" (RAI 1) 3/4
Crocifissi a "La vita in diretta" (RAI 1) 4/4


Primopiano su Primocanale TV (1/2)
Primopiano su Primocanale TV (2/2)



Cerca nel blog

UAAR_it feed